lunedì 1 settembre 2014

Il calendario di pietra: settembre




"Dixe Septembre: io coglio de li fighi/e l'uva vendemmo/ strengo le botte/e manzo li boni chaponi/ e bevo del mosto"(Ballata dei Mesi, XIV secolo)


Settembre, nono mese dell'anno, il periodo in cui l'estate (anche quella pazzerella di quest'anno) declina e lascia il posto all'autunno. 
Nessun dio della mitologia e nemmeno nessun imperatore nel suo nome: semplicemente era il settimo mese del calendario romano, che faceva iniziare l'anno da marzo. 
E da sette, appunto, ha preso il nome.

Nei calendari di pietra dell'inizio del XIII secolo, da cui, quest'anno, "stacco" un foglio ogni primo del mese, settembre è il tempo della vendemmia.
Dopo i lavori legati alla mietitura e alla trebbiatura del grano, la vendemmia, era  il momento più atteso dell'anno e l'occasione di una festa per l'intera comunità: il vino era importante per tutti. 
Non solo per la liturgia, dove, nel rito dell'Eucarestia, acquistava, insieme al pane, una valenza sacra, ma anche nel quotidiano, dove era consumato ogni giorno- e non solo dai ricchi- tanto da essere spesso considerato parte integrante del salario e da costituire un'utile e pregiata merce di scambio.  

Nella formella dedicata a settembre del Ciclo della Cattedrale di Ferrara (ora conservata al Museo della Cattedrale), gran parte della scena è occupata da una grande vite, con i suoi pampini e i suoi tralci, da cui pendono grappoli così pieni e maturi da far immaginare una raccolta più che abbondante:




Il contadino, a piedi nudi, è abbigliato con una corta tunica che, per comodità, ha annodato su un fianco. Per non impigliare i capelli nei tralci della vite si è messo in testa una di quelle cuffiette col sottogola, che all'epoca erano comunissime. 
Con grande concentrazione, sta cogliendo i pesanti grappoli per depositarli nell'ampio cesto di vimini,  già colmo, ai suoi piedi.
I particolari della formella sono di uno straordinario realismo, tanto che gli esperti di pratiche agricole hanno potuto notare che la vite è sostenuta da un palo, la cui preparazione era, probabilmente, raffigurata nel mese di febbraio (qui è il link): sarebbe questa una testimonianza di un sistema di coltivazione in filari ravvicinati, diverso da quello "ad arboretum", con le viti in coltura promiscua, praticato in età romana.

Altri dettagli, invece, come la perizia con cui sono sfruttate la luce e l'ombra, la cuffia così aderente alla testa da far trasparire l'orecchio, le vene che si intravedono nella mano destra o l'intreccio del canestro di vimini parlano della straordinaria abilità dell'ignoto scultore. 
Uno di quei maestri itineranti che, nella prima metà del Duecento, passano da un  grande cantiere all'altro e che portano in Italia le novità del naturalismo elaborato nelle sculture delle cattedrali dell'Ile-de-France. 
Un artigiano, abituato alla durezza del lavoro e che, probabilmente, ben conosce, per averle viste nelle campagne nel corso dei suoi spostamenti, quelle attività agricole, di cui sa rendere una così viva e tangibile testimonianza. 
E che, soprattutto, sa restituire, nel volto assorto e nobile del contadino, tutta dignità della fatica di tutti i giorni.





9 commenti:

  1. Impressionante la forza e la maestria di questo ignoto scultore! E' un peccato che di tutti i magnifici artigiani che hanno lavorato nelle cattedrali di tutta Europa non si sappia nemmeno il nome

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    1. Infatti, Dede, è che allora uno scultore come il Maestro dei Mesi di Ferrara non veniva considerato di più di uno dei tanti scalpellini che lavoravano nei grandi cantieri. Il lavoro ben fatto era la sua ricompensa: e non era poco!

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  2. Bella immagine! Guardare la bellezza mi rende più facile il rientro dalle ferie !!!
    Ciao
    Marco

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    1. Pensa, Marco, che io invece, sto partendo proprio ora per le ferie. E la bellezza, con le Dolomiti, me la troverò davanti!

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    2. Buone ferie, Grazia! Le Dolomiti sono uno dei posti più belli del mondo!

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  3. Davvero straordinario, questo scultore. Forse è la mia formella preferita, finora :-)

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    1. Dal punto di vista artistico è sicuramente la più bella. Da quello della storia e del costume invece... ma non ti voglio anticipare nulla... vedrai!

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  4. Un'opera che immortala un momento, allora, importantissimo dell'anno, e che mi fa tornare bambino, quando, a vendemmia, ci andavo anch'io.

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  5. Una scultura esaltante, quasi parlante nella sua perfezione..
    Come tu stessa dici , molto vale la sapienza di chi l'ha realizzata, avezzo all'osservazione...
    Come sempre ottimo blog....e ottimo post..
    Sarei tanto felice tu volessi ricambiare la mia iscrizione.
    Grazie cara amica e buon w/e!!
    http://rockmusicspace.blogspot.it/

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