domenica 16 giugno 2013

"La riproduzione vietata" di René Magritte: il ritratto di Sir Edward James




Un ritratto allo specchio potrebbe essere un soggetto come un altro, se non ci si fosse di mezzo un pittore anticonformista come René Magritte, capace di sabotare dall'interno ogni convenzione e di spiazzarci, inserendo oggetti familiari in contesti assurdi (ne ho già parlato qui e anche qui).
Figuriamoci, poi, se deve ritrarre un personaggio come Sir Edward James (1907-1984), talmente eccentrico da esser definito da Salvador Dalì (uno che sicuramente di eccentricità se ne intendeva) "l'unico autentico matto che conosco".

Dall'incontro tra i due, nel 1937, non poteva che venir fuori un ritratto come "La riproduzione vietata", ora al museo Boymans di Rotterdam:



Un uomo di spalle, vestito elegantemente e con i capelli accuratamente tagliati, è in piedi di fronte a uno specchio.
Tutto è dipinto a piccole pennellate con una precisione quasi fotografica: dalla cornice dorata, alla mensola in marmo di un caminetto, all'abito scuro. Sembrerebbe una rappresentazione esatta, tanto che ci  parrebbe logico, a questo punto, riuscire a vedere nello specchio il volto dell'uomo. 
E, invece, no.
La logica di Magritte, come si sa, non obbedisce alle regole comuni: nell'immagine riflessa l'uomo compare ancora visto di spalle.
Il suo volto, la sua identità, restano nascosti.

C'è da rimanere interdetti, soprattutto quando si vede che il libro sulla mensola, "Le avventure di Gordon Pym" di Edgar Allan Poe, si riflette normalmente nello specchio.
Si prova lo sconcerto di essere davanti a un contraddizione in termini, a un ritratto che nega l’essenza stessa del ritratto: la raffigurazione delle fattezze del personaggio. 
Non solo, ma c'è anche uno specchio che non riflette, ma che ripete, come un'eco, l'immagine della nuca dell'uomo.
Insomma, anche qui, Magritte riesce nel suo intento di scompaginare le carte e scardinare ogni certezza. 
È un gioco che conduce da maestro e con cui si diverte a metterci in trappola, rovesciando ogni aspettativa. 
E non può trovare un complice migliore di un altro anticonformista nato, come il committente del dipinto, Sir Edward James.

Ricco sfondato, figlio di un miliardario americano e di una nobile inglese, che si sussurra appartenga alla numerosa compagnia dei figli illegittimi del re Edoardo VII, ama la vita mondana e i pettegolezzi; vanitoso e narcisista è contento solo quando può ostentare la sua originalità. 
Tra gli amici mescola gli esponenti più in vista dell'alta società a scrittori come Evelyn Waugh, Aldous Huxley o musicisti come Stravinskji. 
Si vanta di essere poliedrico, scrive poesie, finanzia i balletti della troupe di George Balanchine e collabora a un'opera teatrale di Bertold Brecht. 
Ma la sua passione è la pittura surrealista e per questa non bada a spese, tanto da essere il principale finanziatore della rivista “Minotaure” diretta da André Breton e da acquistare forsennatamente dipinti, che vanno da De Chirico, a Dalì, a Max Ernst, fino a formare una collezione imponente.

Nessuna meraviglia che, per farsi ritrarre in un dipinto, destinato niente di meno che alla sala da ballo della sua casa londinese, abbia scelto il più imprevedibile e ironico dei pittori: René Magritte. 
Se il suo intento è di stupire i visitatori, di certo, lo ha raggiunto: Magritte è riuscito nell'impresa di raffigurarlo senza mostrarne il volto.

Come nell'altro ritratto, che ha eseguito lo stesso anno e che ha intitolato "Il principio del piacere", in cui il viso di Edward James è coperto da un lampo di luce abbagliante, come un flash di una macchina fotografica: di lui rimane visibile solo l'elegante doppio petto e la camicia bianca con tanto di cravatta.

Gli psicologi o gli psicanalisti- va da sé- vi hanno trovato materia per proporre le più diverse interpretazioni (una è qui).
Di certo Magritte le avrebbe accettate tutte, sorridendo con il suo fare sornione. 
Ed Edward James lo avrebbe assecondato, come chi gioca una medesima partita.
Una partita in cui, forse, ha un ruolo anche il libro di Poe, l'autore preferito da entrambi, che compare, con un'evidenza sospetta, sulla mensola di marmo. 
Un autore enigmatico che sa, come pochi, mescolare fantasia e realtà, concretezza e immaginazione, illusione e verità. Come avviene, appunto, nel dipinto.
In fondo- sembra dire Magritte- la pittura non mostra che un’immagine. 
Quello che siamo veramente, la nostra vera essenza, resta nascosta dentro di noi, non si riflette in uno specchio.

Certo che a me questo dipinto ha fatto venire voglia di conoscere meglio quel misterioso personaggio, che si diverte a offrirsi e, nello stesso tempo, a negarsi ai nostri sguardi.
Per scoprire cosa ci sia dietro quell'impeccabile vestito nero, occorre fare un lungo viaggio, fino ad arrivare nel Messico orientale a Las Pozas, vicino a Xilitla, un umida e solitaria cittadina a più di 450 chilometri dalla capitale. 
Ed ecco che là qualcosa si scopre.

Siamo nel luogo, dove Edward James, aiutato da una squadra di artigiani, ha progettato e costruito, "senza abbattere un albero o recidere un fiore", come gli piace ripetere, la sua città di pietra: trentasei edifici di cemento, sparsi in venti acri di foresta. 
Un delirio surrealista con scale che finiscono nel nulla, archi, colonne isolate, porte che si aprono sul vuoto, sentieri tortuosi, guglie altissime che si confondo con le cime degli alberi. 
Un'intera città, aliena e misteriosa, che ricorda le atmosfere neo-gotiche dei racconti di Poe, le stampe di Piranesi e di Escher, se non le architetture Gaudì (qui  e qui sono le immagini; qui la descrizione dello scrittore Pino Cacucci)

Qui James si sente se stesso,  con la libertà di chi vive senza convenzioni, tanto che ha deciso di ritirarsi in questo bizzarro luogo, scaturito dalla sua fantasia, per gran parte dell’anno. 
Ha abbandonato ogni mondanità per dedicarsi solo ai suoi progetti, in compagnia dei suoi animali esotici e del suo serpente, un anaconda, che lo segue come un cucciolo.
Vent'anni di lavoro, fino alla morte nel 1984 e un mare di soldi spesi, come dice lui stesso, nell'intento di "costruire un santuario che sia abitato dalle mie idee e dalle mie chimere". 
Per finanziarlo vende tutti i quadri della sua collezione, compresi i due ritratti di Magritte.

Non ne ha più bisogno, perché è in questo labirinto di cemento, dove ha riposto tutte le sue aspirazioni e  i suoi sogni segreti,  che ci consegna il suo ritratto più vero e profondo.
Ed eccolo che, con un pappagallo in spalla, nel luogo che ama tanto e che lo rappresenta così bene, può finalmente mostrarci il suo volto sorridente e sereno.









33 commenti:

  1. Magritte aveva capto tutto!! Per quello lo rappresenta come un abito vuoto, perché non aveva ancora trovato se stesso. Bella storia!!
    Anna

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anna, la tua è una delle possibili interpretazioni. Sicuramente nel secondo ritratto (quello col volto nascosto dalla luce)se non ci fosse quella mano che si aggrappa al tavolo l'abito sembrerebbe vuoto. E anche nella "Riproduzione vietata" quell'uomo visto di spalle con quel vestito nero inquieta non poco.C'è poco da fare: Magritte riesce sempre a colpirci!

      Elimina
  2. Affascinante figura di committente-collezionista-artista. Dov'è il confine? Questi ruoli, un tempo molto ben definiti, adesso si mescolano, si confondono, sono sempre più due facce della stessa medaglia. O due nuche della stessa testa?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "...due nuche della stessa testa": sarebbe piaciuto a Magritte!:-)

      Elimina
  3. Rari, ma personaggi eccentrici da leggenda come Edward James ce ne sono certo stati: mi viene da pensare a Fitzcarraldo, ad esempio. Stimolante, poi, la tua riflessione sul Magritte che suggeriva di intendere l'arte come mera immagine. Solo un genio, secondo me, riesce ad esprimere qualcosa della propria intimità.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema di un ritratto è quello di svelare un'intimità. Magritte vi allude sempre ma la non scopre mai fino in fondo e rende i personaggi che ritrae complici consapevoli del suo gioco.
      Sir Edward James, sognatore e pratico uomo d'affari, narcisista e riservato, è un personaggio straordinario che, in effetti, ricorda qulache tratto di Fitzcarraldo.

      Elimina
  4. Devo dire che, leggere di Dalì che "dà" del matto a qualcun altro mi ha abbastanza divertito.
    L'analisi del quadro è come sempre una lectio magistralis.
    Quanto alla curiosità di conoscere un po' più da vicino il Sir, è venuta anche a me e sarei rimasta stupita dei paesaggi messicani che offriva il motore di ricerca, se non fosse, di nuovo, per l'esaustivo post. Un nuovo punto interessante in questa domenica che d'interessante ha ben poco. (Lavatrici ueber alles).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. lavatrici, lavatrici! anche a casa mia sono uber alles, oggi, e in genere in questi giorni di sole!

      Elimina
    2. @Nela San, @Paola, anche per me le lavatrici domenicali imperano.
      Ma, almeno stavolta, tra un bucato e l'altro mi sono messa a sognare di luoghi esotici e di città surrealiste a un passo dallo scomparire inghiottite dalla foresta.
      Magritte, anche nei sogni ad occhi aperti, quelli fatti,contemplando l'oblò della lavatrice, è pur sempre la guida migliore.

      Elimina
    3. songare viagi guardando l'oblò della lavatrice... Grazia, mi manchi.

      Elimina
    4. Paola, perchè non mi vieni a trovare? Bruxelles è piena di lavatrici con l'oblò...

      Elimina
  5. Ma che personaggio fantastico! A questo punto mi toccherà progettare un altro viaggio in Messico per andare a esplorare Las Pozas!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Prima devi assolutamente finire di raccontarci del viaggio in Chiapas. Vorrai, mica, partirtene per Las Pozas e lasciarci con la curiosità? :-)

      Elimina
  6. In fondo dentro ciascuno di noi c'è tutta una gamma di stati di animo e , se vogliamo, di personaggi da interpretare sul palcoscenico del proprio Io. Sir James e Maigritte l'avevano capito e hanno trasmesso questa intuizione . L'eccentrico e poliedrico sir James l'ha poi confermato fino all'ultimo, stabilendosi in una casa "infinita", fuori dagli schemi e da spazi limitati, mutevole e aperta quindi al divenire.
    Post sempre molto interessanti, grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Verissimo quello che dici: impossibile fissare un solo aspetto dell'infinita mutevolezza di cui siamo fatti.
      Quanto avrei voluto essere presente all'incontro di due personalità così fuori dagli schemi!

      Elimina
  7. Un sogno surrealista Las Pozas trasferito in architettura
    ma questa non è architettura,
    questa è scultura
    e qui ci sarebbe parecchio da dire sul valore di un'opera di questo tipo,
    del resto frequentando Gaudì...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È vero la"città infinita" costruita a Las Pozas è scultura e architettura insieme, un'opera d'arte totale. Edward James l'ha lasciata interrotta e ognuno, in fondo, può vederci quello che desidera. Ora la foresta tropicale la sta sommergendo di vegetazione e la natura crea un'altra opera diversa da quella progettata. Ma credo che a Edward James andrebbe bene così!

      Elimina
  8. Mi è quasi impossibile, osservando il dipinto, non pensare a L'uomo duplicato di Saramago.
    La figura non è la stessa cosa dell'immagine di un uomo, ritrarre la seconda è semplicemente impossibile, lo diceva anche Shakespeare nel famosissimo Sonetto XXIV.
    Post sempre preziosi i tuoi!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bellisimo e molto appropriato il sonetto di Shakespeare di cui parli.
      Lo trascrivo qui:
      Il mio occhio s'è fatto pittore ed ha tracciato
      L'immagine tua bella sul quadro del mio cuore;
      il mio corpo è cornice in cui è racchiusa,
      Prospettica, eccellente arte pittorica,
      Ché attraverso il pittore devi vederne l'arte
      Per trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,
      Custodita nella bottega del mio seno,
      Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.
      Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda:
      I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoi
      Son finestre al mio seno, per cui il Sole
      Gode affacciarsi ad ammirare te.
      Però all'arte dell'occhio manca la miglior grazia:
      Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore.

      Elimina
  9. Magritte mi ha sempre affascinata ma anche un po' intimidita: ogni volta ho l'impressione che sotto la sua ironia ci sia un messaggio che io non sono in grado di comprendere fino in fondo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anch'io, Dede, ho la tua impressione ed è uno dei motivi per cui Magritte mi piace. I suoi dipinti sono molto di più di giochi ironici; possono essere feroci, distruttivi e, come diceva lui stesso, impossibili a capire.Ed è, appunto, nella loro ambiguità che sta il loro fascino.

      Elimina
  10. ancora una volta mi lasci senza parole. Grazie per aver pensato alle mie cinque quinte che stanno per affrontare l'esame di stato ;) e in diversi hanno portato proprio questa opera nel percorso d'esame ( la così detta tesina)
    Non so come fai a interpretare i miei pensieri: ti nomino mia fata madrina!
    grazie!

    RispondiElimina
  11. Ma dai! decisamente siamo sempre più telepatiche:-)
    Mi piacerebbe molto sapere come i tuoi ragazzi interpretano questo dipinto. Se sono come quelli che ho conosciuto a Bologna, ci sarà da restare meravigliati.
    Intanto, da fata madrina (grazie!) vado sorvegliare la "tua" Cenerentola!

    RispondiElimina
  12. Se lo specchio non mente e anche questa volta dice la verità, l'identità non è rappresentabile e lo sforzo di conoscerla è indefinita proprio come la dimora del Sir. Splendido post. Grazie!:)

    RispondiElimina
  13. È proprio come dici, Giacinta,l'identità non è rappresentabile. Magritte e Sir James avevano ragione.
    Grazie a te, carissima!

    RispondiElimina
  14. mi hai fatto tornare alla memoria un articolo sul francese Cheval, un postino che nel tempo libero aveva scolpito tutta una serie di templi che ricordano Angkor Bat...questa storia però non la conoscevo
    (penso che il sito di Cheval sia aperto ai turisti, Hauterives nella Drome - ma io non so nemmeno dov'è di preciso)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giuliano, vado subito a cercare su internet il sito del misterioso Cheval: sono curiosa di vedere i suoi templi!

      Elimina
    2. Eccolo qua:
      www.facteurcheval.com

      Elimina
  15. Cara Grazia, arrivo in ritardo, in ritardo, in ritardissimo, come la lepre marzolina, ma mi piace così tanto questo post che non posso non lasciare una traccia. Lo specchio ,( che paura di notte, affacciarsi e vedere forse un'altra faccia oltre la mia , di qualcuno che mi sta accanto, ma da un'altra dimensione) e Edgar Allan Poe con le sue storie labirintiche e questo miliardario che mi ricorda il mio amico G. che costruì una villa autocelebrativa con molte sue opere dentro e fuori... un anaconda come compagno!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Immaginavo che la storia di Sir Edward ti sarebbe piaciuta. Chissà se ti può ispirare per un racconto? Qualsiasi cosa tu scriva diventa subito speciale!
      A presto

      Elimina
  16. La nuova veste i "dtorie d'arte" mi piace ma i commenti non si possono più fare?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti piace? sono contenta! Mi piaceva dare al blog un "colpo di vita" Pensavo quasi di fare lo stesso con "senza dedica" visto che anche qui si parla di immagini
      I commenti si possono fare ( ho privato a fare un test e ci sono riuscita). Il problema, piuttosto, è l'impossibilità di visualizzarlo bene su ipad o iphone.
      Per ora lo tengo così, poi vedremo...

      Elimina