venerdì 27 agosto 2010

Il fatuo giovanotto : il futuro anteriore




Guardarsi dal futuro anteriore ! 



È il pettegolo della compagnia, sempre pronto a fare ipotesi, a smalignare e darsi ai più bassi pettegolezzi, senza avere certezza di prove: "sarà andata così....sarà successo cosà..."
Non si preoccupa, lui, dell'effetto!
Lascia cadere nel discorso e poi....
Bei tempi quando il futuro semplice lo teneva a bada e lo controllava, concedendogli, tutt'al più, un ruolo nelle preposizioni temporali (ma con parsimonia però) !

Ma lui, niente,  poco a poco, a forza di "sarà stato ... avrà avuto...", ha alluso, ha velatamente insinuato,  tanto che ora prende sempre più spazio e non solo nei colloqui privati, ma anche nella pagina scritta, nei giornali, nei libri.....
Se ne approfitta perchè anche i più seri studiosi gli hanno riconosciuto un suo ruolo specifico nell'ambito della supposizione, dell'incertezza e a lui, fatuo com'è, non gli è parso vero. 
E ora la paghiamo tutti.

Il povero trapassato remoto ha cercato di far sentire la sua grave e dignitosa voce di bisavolo, ma nessuno gli ha dato ascolto.
Tutti preferiscono la superficialità del vanitoso giovanottino, la sua brillantezza apparente, sempre scusata dalla gioventù.
È così semplice, così facile ipotizzare senza certezze. 
Che volete?  È lo specchio dei tempi. 
Quando le congetture prendono il posto delle prove, quando un futuro opinabile si sostuisce a un presente sicuro, allora davvero mala tempora currunt....




Rossini, La calunnia è un venticello, Elio e le Storie tese:



giovedì 26 agosto 2010

Un nobile vecchio: il trapassato remoto


Nonno, bisnonno, avolo, trisavolo, il trapassato remoto era abituato a vivere, in un  tempo orami lontano, in cui i vecchi con grandi barbe bianche, basettoni, finanziera e cilindro ricevevano rispettosi omaggi dalle nuove generazioni.

Il trapassato era avvezzo a stare in un angolo, senza esporsi e a rimanere, pur con nobile dignità, in una posizione subalterna.

Le relazioni con gli ausiliari erano improntate ad una reciproca franchezza.
I rapporti col passato remoto eccellenti. 
I due si davano del voi, sapevano che non potevano vivere l'uno senza l'altro. Il trapassato remoto era consapevole (con una sua malinconica gravità) di preannunciare solo azioni  temporalmente anteriori a quelle principali.
Cosciente dei suoi meriti, non aveva mai levato la voce in sua difesa, contro l'invadenza del passato e del trapassato prossimo che, più giovani- anche se già maturi, e con l'arroganza tipica di una mezza età in cerca di conferme- lo stavano soppiantando in ogni uso colloquiale.

Che fare?  Scendere a compromessi?  Tingersi i capelli, radersi la barba e i basettoni, usare un abbligliamento più casual?  
Già pensava di abbandonare – grazie a un corso intensivo di Pilates - quell'incedere un po' lento che lo aveva finora penalizzato,  ma di più, proprio non poteva. 
Sarebbe venuto meno a se stesso, ai suoi  principi, alla dignità della sua chioma canuta. 

No, giammai! Preferiva ritirasi in antichi volumi di aulica distinzione, dove i personaggo usavano interloquire con un linguaggio adeguato alla sua rispettabilità.
Ecco: sceglieva di allontanarsi silenziosamente e godere di una giusta pensione di anzianità,  piuttosto che cercare di adeguarsi a un presente, forse imperfetto, che non riusciva a  capire fino in fondo.

Era sicuro che,  poco a poco, le nuove generazioni lo avrebbero riscoperto e allora, finalmente, avrebbe guardato con prudente ottimismo al futuro e, fors'anche,  al futuro anteriore.




Verdi, Ella giammai mi amo'.. :


Serge Gainsbourg, La javanaise




 Una sera di luglio..... la ragione si smorza e l'istinto prevale. 
E allora viene la nostalgia di uno di quegli amori estivi, intensi e urgenti, durati il tempo di una canzone. 
È la sera giusta per "La javanaise"......

Chi sa racconti pure che non è una canzone composta di getto, ma, anzi, scritta su commissione per Juliette Gréco. 
E  che la javanaise non é nemmeno un ballo: è la java quella che si danzava al  " bal musette"   con la musica dell'accordéon.
E magari insista che è stata scritta in omaggio a una canzone di Boris Vian, "La java javanaise", come puro esercizio linguistico, con la ripetizione della lettera "v": avoué, bavé, vous, vent.....

Poco importa. 
Se la si ascolta cantata dalla voce impastata di un Serge Gainsbourg sudato, impudico e, forse, ubriaco, la Javanaise perde tutti gli orpelli, arriva all'essenziale e si rivela per quello che è: il ricordo di un amore di una sensualità lancinante e disperata.
Chapeau !




venerdì 20 agosto 2010

Il punto e virgola: una vita da mediano




"Avete mai visto un punto e virgola che piange? Un punto e virgola corpo 14 in Times New Roman che si dispera perché non lo usano più?
Beh, io l'ho visto stanotte e non è stato un bel vedere" (Diego Cugia, “Zomberos”, Mondadori)


Il punto e virgola,  onesto lavoratore dell'interpunzione,  rischia di andare in pensione, senza nemmeno un "trattamento di fine rapporto. Corre il pericolo di cadere nell'oblio, senza voci che si levino in sua difesa.
Ma io non lo  lascerò andare incontro alla sua sorte da solo.

Certo- bisogna ammetterlo- il punto e virgola  non si è mai esposto in prima linea.
Non ha mai aperto coraggiosamente un periodo;  ha mantenuto sempre una posizione intermedia.
Non ha l'intraprendenza  della virgola, quella prezzemolina  che ha saputo insinuarsi in tutte le posizioni che non le competono.
Non ha la determinazione  del punto,  capace di chiudere ogni frase e di porre termine a situazioni magari troppo a lungo trascinate;  né  ha- per carattere, forse- l'aggressività del punto esclamativo o la dialettica dell'interrogativo.
Non si è mai fatto forte della sua storia, della sua anzianità (più di cinque secoli!) e del suo non facile compito di assicurare fluidità a periodi o a idee complesse.

È vero che si è garantito un suo piccolo posto all'interno della parentesi ...ma non basta.
Gli americani (e  si sa quanto contano gli americani ) già non lo usano più.
Un misero futuro lo aspetta: quello di essere utilizzato solo nell'arido linguaggio informatico, nella posta elettronica, per esempio, per distinguere gli indirizzi dei destinatari.
Ma davvero lo lasceremo lì a candire in attesa di un destino migliore?

Il punto e virgola è l'eroe di un periodare arioso e pausato.
Nel calcio sarebbe l'onesto faticatore di centrocampo che recupera il pallone e cuce l'azione tra la difesa e l'attacco.
Anche la lingua, come il calcio, ha bisogno di mediani. 





L.Ligabue, Una vita da mediano :